Justice League: The Snyder Cut

Justice League: The Snyder Cut

La recensione: un futuro promettente per il DCU che (probabilmente) non vedremo mai

di Rocco Leo

Dopo aver visto Justice League: The Snyder Cut, la prima domanda che viene in mente è… PERCHÉ?!?
Perché non si è approdati nelle sale cinematografiche con questa versione piuttosto che con quella esangue parodia degli Avengers che abbiamo avuto la sfortuna di vedere nel 2017?

Qualcuno potrebbe obiettare che 4 ore e 2 minuti di film sarebbero troppi per chiunque, sottovalutando però che per i fan del DCU, così come per lo spettatore “mainstream”, ciò che conta davvero è godersi “IL” racconto, una trama ben articolata e uno sviluppo degli eventi logico, senza salti né piroette narrative che compromettano gravemente lo storytelling… esattamente quello che è successo con la versione precedente.


Superman con il nuovo costume nero

Con la Snyder Cut, la storia torna al centro della scena, seppure non manchi di certo l’azione. Rispetto alla sfortunata versione di Joss Whedon, questo è un film quasi del tutto nuovo, in cui assume ancora più rilevanza la morte di Superman, le cui implicazioni vanno ben oltre che la sconfitta del cattivo.

I primi aspetti da notare sono che la Snyder Cut è presentata in 4:3, dunque non in formato “wide”, e che Superman risorge sfoggiando una mise nera con stemma argento chiaramente ispirata alla saga a fumetti The Reign of Supermen degli anni ’90.

Anche in quel caso, ci fu il ritorno in vita dell’Uomo d’Acciaio dopo la clamorosa morte avvenuta per mano di Doomsday nel famoso Superman vol. II n. 75 (7 milioni di copie vendute) e il temporaneo interregno con quattro varianti fake che si sapeva dal principio sarebbero durate poco.


Superman in black negli anni ’90

Ulteriori sviluppi di non poco conto sono le apparizioni di Darkseid, despota di Apokolips, Desaad e Granny Goodness o Nonnina Cara, come vogliono gli amanti del fumetto nostrano. Altro punto focale è il cambio dell’importanza del nostro mondo agli occhi del despota apokoliptiano. La terra non è più solo un pianeta da assoggettare ma custode dell’Equazione Anti-Vita, un potere immenso in grado di corrompere e distruggere qualsiasi cosa.


Cattivo per eccellenza: Darkseid nella Snyder Cut

L’ennesimo coup de théâtre è legato al Generale Calvin Swanwick, che nella versione di Zach Snyder è in realtà J’onn J’onzz, meglio conosciuto come Martian Manhunter, ultimo sopravvissuto di Marte e da sempre perno della Justice League.

Ma il vero punto esclamativo è la presunta gravidanza di Lois, confermata da Snyder in una recente intervista. In una scena, infatti, si vede il test positivo in un cassetto, proprio sotto il tesserino da reporter della giornalista. Un succoso particolare, quest’ultimo, suffragato anche dal finale in cui Bruce Wayne, nel restituire la fattoria della famiglia Kent a Martha dopo aver comprato la banca che l’aveva pignorata, fa le congratulazioni a Clark.

Insomma, la carne sul fuoco è davvero tanta (anche se resta un mistero il come viene spiegato il “ritorno in vita” dell’alter ego di Kal-El) se si contano anche le battute conclusive del film basate sugli “apocalittici” sogni premonitori di Batman. Qui, viene mostrato un Superman disperato per la morte della sua amata passare alla “parte oscura”, mentre eroi e criminali (tra cui Joker) collaborano per abbattere Darkseid che, intanto, ha soggiogato la terra.


Batman e Joker nelle sequenze finali di Justice League

Nonostante questi straordinari presupposti, al momento non sembra essere previsto un seguito della Snyder Cut e qui ritorniamo al perché iniziale, sperando che il coro unanime di gradimento arrivato dai fan (e non solo) di tutto il mondo, riporti in pista il progetto originario del regista. La palla passa alla Warner Bros.

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