Dangerous, recensione dell’opera definitiva di Michael Jackson – Parte 1: la cover
Se c’è un “testamento” musicale di MJ, quello è l’album uscito nel 1991. Ad iniziare dalla cover…
di Rocco Leo
Eccola qui, direttamente dall’Australia, la prima stampa della collector’s edition di uno dei dischi più importanti degli anni ’90: Dangerous di Michael Jackson. Me la rigiro tra le mani apprezzando le rifiniture del cartoncino patinato, la sensazione della satinatura sotto le dita. La stavo aspettando da quasi due mesi… acquistata a un’asta online dopo diverse trattative finite a ramengo o richieste economiche “non in linea” con il budget.
La grandezza della confezione è di poco inferiore a quella di un classico LP.
La apro e mi appare l’ormai celebre immagine di copertina creata da Mark Ryden, tra le più belle e particolari della storia della musica, con un effetto tridimensionale dato dal pop-up che caratterizza questa splendida edizione.
Fig. 1: Dangerous Collector’s Edition First Printing.
Inquietante circo-luna park
Scruto i particolari di questo imponente, suggestivo e al contempo inquietante circo/luna park immaginifico, la cui scena è dominata dagli occhi dell’artista che mi fissano a loro volta da dietro una sorta di maschera-corona luminescente disposta sulla porta d’ingresso principale, in cui si vede un globo terrestre con le Americhe al rovescio, forse “ostaggio” dell’epoca industriale, e dal quale fuoriesce(?) un nastro trasportatore con sopra missili, stelle, falci di luna, atomi, pistole, industrie e teschi.
Un richiamo a utopie, illusioni e sogni, evidenziato dalla presenza dei simboli celesti, che si mescola a un crudo materialismo di una realtà fatta di guerre; determinata da potere e ricchezza per pochi, inquinamento, violenza e morte.
Simbolismo, numerologia, massoneria?
Elementi ricorrenti sono gli angeli (rappresentati spesso come donne o putti nell’atto di suonare strumenti a fiato), personaggi da circo (P.T. Barnum, inventore dell’arte circense moderna e il nano Michu con il famoso guanto di Billie Jean), fate e animali, questi ultimi reali o deformi.
Fig. 2: P.T. Barnum e il nano Mihaly “Michu” Meszaros, simbolo del circo ungherese. Barnum indossa una spilla con le iniziali stilizzate “MJ” a forma di costellazione dello Scorpione.
Inoltre, spicca la presenza di Bubbles, lo scimpanzé che Michael Jackson adottò nella prima metà degli anni ’80, ritratto seduto su una delle poltrone della giostra, sull’apice della composizione mentre è coronato da due cherubini e su entrambi i lati della facciata esterna.
Viene rappresentata anche una delle scimmiette alate de Il Meraviglioso Mago di Oz (in alto, a sinistra del re cane per chi guarda), omaggio al surrealismo pop da parte di Mark Ryden.
Come in ogni copertina ammantata di un alone di mistero, non mancano elementi legati alla massoneria come i teschi delle colonne poste all’ingresso e all’uscita laterali di quella che è effettivamente una giostra “pericolosa”, così come sul seno di una delle statue femminili del colonnato basso.
Poi, ancora, l’occhio di Horus a sormontare l’uscita dal terribile parco divertimenti di Dangerous, in cui si entra vivi e si esce scheletri, a meno che non si sia puri come fanciulli.
Infine, le due lanterne posizionate con una griglia composta da dodici riquadri simili a una scacchiera. A sormontare i troni, poi, si possono ammirare altre due coppie di lanterne di cui sono visibili tre facce, per un totale sempre di dodici.
Ulteriori elementi onnipresenti sono i pentacoli, così come molteplici richiami alla numerologia. Il sette sul cappello del nano da circo e sul polso della mano di pietra con i cerotti “jacksoniani”, l’immagine dei continenti sul palmo sorreggente un bambino, che a sua volta tiene tra le braccia un teschio rettiliano.
In questo caso, potrebbe anche essere un riferimento diretto alla settima traccia dell’album, Heal the World , titolo che ha dato il nome alla medesima fondazione umanitaria fondata da Jackson negli anni ’90.
E poi, il nove sulla fronte dell’elefante nella schiera degli animali posta sotto la maschera. Un numero che simboleggia la chiusura ideale di un ciclo, la morte e la rinascita, l’alpha e l’omega.
Fig. 3
1. Nei cerchi gialli i riferimenti a Bubbles
2. Nell’ovale rosso, l’occhio di Horus
3. In viola, i teschi della cover
4. Nelle losanghe arancioni i riferimenti numerici
5. Nei triangoli azzurri, le lanterne, altro chiaro riferimento massonico
Non a caso, i pachidermi sono noti per le loro capacità mnemoniche; tra i pochi mammiferi, oltre l’uomo, a celebrare il culto dei defunti anche a distanza di molto tempo dalla dipartita del “congiunto”.
Una cifra, il nove, che compare spesso nella storia della musica, come nel caso di John Lennon, che ne era praticamente ossessionato (vedasi canzoni come One after 909, Revolution n. 9, Number 9 o 9 Dreams), oppure per le celebri none sinfonie di tanti compositori (con relativa maledizione) tra cui spicca l’Inno alla gioia di Beethoven.
Altro numero ricorrente è il cinque: la mano posta alla base della colonna sulla sinistra, le statue femminili senza strumenti (quattro del colonnato in basso più la Venere di Botticelli), le fate che spuntano dalla corona della regina martin pescatore.
Tra queste, infatti, non va conteggiata la figura che sostiene la testa di Bubbles.
Più che una fata, l’essere alato somiglia a un demone con il viso smunto e malignamente ghignante. Sulla sua fronte sembrano visibili anche delle corna. A tutto ciò, si aggiunge che tiene i piedi poggiati sulla testa di un’altra figura demoniaca.
Infine, il numero otto, simbolo di potere e ricchezza nonché dell’infinito: sono otto le statue raffigurate sulla sommità della maschera. Poi, quattro angeli musici sono visibili sullo scranno di re cane; altrettanti su quello della regina martin pescatore.
Otto sono anche i personaggi seduti sulle altrettante poltrone della giostra: quattro animali vivi (uno è Bubbles rivolto verso l’osservatore), due scheletri (uno equino, l’altro di un unicorno, quasi a sottolineare la morte della purezza e della magia) e due bambini: Macaulay Culkin, ex-enfant prodige e star di Mamma ho perso l’aereo e Michael Jackson da piccolo.
Che si tratti di Michael lo si evince facendo riferimento alle due nicchie poste ai lati della porta principale nelle quali si vede il cantante vestito con la medesima giacca del periodo di Thriller.
Possibile che siano i bambini e la loro innocenza l’unica speranza di “uscirne vivi” dall’apocalittica allegoria di Ryden? Una visione simile rientrerebbe perfettamente nella psicologia dell’artista…
Sempre otto sono anche le figure femminili alate. A non averle, le quattro statue del colonnato in basso, Eva (racchiusa insieme ad Adamo nella sfera incubatrice legata ad un cordone che passa tra gli ingranaggi della regina martin pescatore, forse un riferimento alla dipendenza del genere umano agli artifizi della società contemporanea), la Venere di Botticelli accanto alla gamba sinistra del re cane (che ha ai piedi un sandalo con le iniziali MJ) e le due statue con tromba poste in cima alla maschera sui lati. Totale? Otto.
Senza contare che Dangerous è l’ottavo album da solita di MJ e che a sinistra della regina martin pescatore, sotto uno dei due colibrì che le aprono le vesti, c’è il busto di un bambino metà bianco e nero. Potrebbe trattarsi di un riferimento alla vitiligine che affliggeva il cantante ma anche alla canzone Black or White, nemmeno a dirlo, traccia numero otto dell’album.
Un ultimo elemento da segnalare è lo strano lucore che sprigiona il guanto indossato dal re cane sulla mano destra. Il riferimento all’oggetto di scena usato da Jackson durante le performance della celebre Billie Jean è evidente ma non ne spiega la luminosità poiché anche la regina martin pescatore ne indossa uno simile, così come il nano Michu. In questi ultimi due casi, infatti, il guanto con i brillantini non risplende.
Fig. 4-5: Particolare della mano guantata e luminescente del re cane con la piramide massonica riprodotta nel conio dei dollari dell’epoca.
Un effetto similare è rintracciabile dietro le vecchie banconote dei dollari americani, alle spalle della sommità della piramide massonica. Tra l’altro, è da notare anche una certa somiglianza tra l’espressione degli occhi di Michael Jackson con quella di George Washington.
Fig. 6: Pose a tre/quarti… la solennità negli sguardi di Jackson e Washington.
Tutto questo basta per definire massoni Michael Jackson o Mark Ryden? A mio parere, no. E’ abbastanza palese che la copertina nasconda tanti significati e misteri ma è molto più probabile che questi escamotage servano più a far parlare fan e media.
Una cover “femmina”
Un ultimo aspetto di cui tenere conto è la ripetitività di geometricità triangolari, iniziando dalle teste dei tre animali dominanti nella composizione: quella della scimmia Bubbles al vertice con i due “regnanti” posti in basso.
E, ancora, i globi blu scuro con stelle dorate che sormontano i troni posti ai lati con la punta rovesciata costituita dall’emisfero occidentale.
Intersecando i due triangoli viene fuori una stella di David: tre teste coronate e tre sfere a “intrappolare” gli occhi di Jackson.
Fig. 7: La stella di David risultante dall’intersezione tra animali “regali” e i globi più i triangoli tra le effigi sulle porte laterali con i teschi. Da notare anche che il simbolo dei pirati e l’occhio di Horus sono affissi su un muro di mattoni simili a quella della piramide massonica (vedere fig. 5).
Ma la parte più interessante è che selezionando le immagini di re e regina insieme alla porta di ingresso principale, ivi compreso il nastro trasportatore, troviamo riprodotto idealmente un utero femminile con il globo terrestre a fare da ovulo.
Fig. 8: “In utero”. Suggestione o messaggio nascosto?
A questo punto, la domanda da farsi è questa: gli oggetti (e i concetti) rappresentati sul nastro stanno uscendo dal pianeta o lo stanno in qualche modo “fecondando”?
Siamo noi essere umani a creare il mondo così come lo percepiamo oppure siamo a nostra volta prodotto di questo pianeta brutalizzato e al rovescio?
Il bene, il male, l’idea stessa di “pericolo”, dunque, si ribaltano a seconda del modo in cui l’occhio e la mente concepiscono la cover di Dangerous. Oppure, semplicemente, siamo di fronte a una grande fabbrica di bellezza e orrori, di cui l’essere umano è al contempo fautore e vittima.