The Falcon and The Winter Soldier
La recensione: dopo WandaVision, continua la fase 4 del Marvel Cinematic Universe su Disney+ ma, in questo caso, si poteva partire meglio…
di Rocco Leo
Lavoro extra in questi ultimi dieci giorni con l’uscita di Justice League: The Snyder Cut e la prosecuzione di Speravo de morì prima. E se ho deciso di aspettare la seconda puntata di The Falcon and The Winter Soldier prima di scrivere in proposito è stato un po’ per avere le idee più chiare e un po’ perché il primo episodio di questa nuova serie su Disney+ non mi aveva convinto molto. Nonostante il rinvio il mio giudizio non è ancora mutato, purtroppo.
Non mi convincono gli attori Anthony Mackie (Sam Wilson/Falcon) e Sebastian Stan (Bucky Barnes/Soldato d’Inverno), ottime spalle, sia chiaro, ma fare i protagonisti è ben altra cosa. Il carisma in una storia di supereroi è fondamentale e finora se n’è visto ben poco.
Non mi convincono nemmeno le motivazioni che spingono i due personaggi a entrare in rotta di collisione con il nuovo (e temporaneo) Captain America, John Walker – interpretato da Wyatt Russell, figlio del più celebre Kurt –, nome ad alta gradazione alcolica tra l’altro, e già U.S. Agent nei fumetti che, stante almeno al secondo episodio, non sbaglia un colpo.
Alla fine risulta più simpatico lui che Sam e Bucky messi insieme, anche perché il conflitto che nasce tra il nuovo Cap e le “piangenti” spalle del vecchio si basa sul solito dualismo machista del “tu non sarai mai all’altezza di chi c’era prima di te”. Cosa che tra l’altro Walker in una sequenza della puntata mette subito in chiaro, dichiarando di voler essere “Il miglior Captain America possibile”. Se non è umiltà questa…
Il nostro Sam Wilson/Falcon, però, nonostante questo appare piuttosto ingrugnito nel vedere lo scudo nelle mani di Walker. Lui che, dopo averlo ricevuto da un anziano Steve Rogers nelle sequenze finali di Avengers Endgame, si è rifiutato di raccoglierne l’eredità, preferendo donare il vessillo del più patriottico degli eroi Marvel a un museo.
A un Bucky tormentato dai flashback del suo oscuro passato di sicario, intanto, tocca il ruolo “dark” di perenne incazzato e problematico, che sfoga le sue frustrazioni sul povero Sam, che a suo dire non ha rispettato la volontà di Steve, amico e commilitone dai tempi della Seconda guerra mondiale.
Tutto questo condito dai problemi finanziari della famiglia Wilson, dalle sedute di psicoanalisi di Bucky alle prese con i suoi demoni interiori e da un gruppo di pseudo-rivoluzionari potenziati con il siero del Supersoldato. Non tanta roba anche se la regia di Kari Skogland (da un’idea di Malcolm Spellman) fa comunque una gran bella figura, così come il taglio cinematografico di questa seconda mini-serie di sei episodi con effetti speciali degni di un film della Marvel.
Il mio è un giudizio definitivo? Assolutamente no. Anche WandaVision era partita in sordina e aveva spiazzato non poco con la scelta iniziale del bianco e nero da sitcom anni ’50. Alla fine, però, si è rivelata essere una gran bella serie, per tanti aspetti molto innovativa. Questa, però, è un’altra storia della quale tornerò a parlare più avanti.
Intanto, nell’attesa del debutto dell’agente Sharon Carter (Emily VanCamp) restiamo con le antenne dritte su The Falcon and The Winter Soldier, in speranzosa attesa che la storia decolli nonostante si intuisca già che il finale sarà tutto un tarallucci e bromance.
2 risposte
Sei sempre un abile critico cinematografico. ????
Grazie, Peppe! Troppo buono…