Marco Van Basten: storia di un fuoriclasse “fragile”
Le recensioni di Parolidea
Marco Van Basten è stato un calciatore di classe alpha, un dominante, il più grande centravanti del calcio moderno. Forse l’unico che gli si avvicina è un certo Luis Nazário da Lima detto Ronaldo. Il brasiliano per intenderci, quello che nei suoi anni italiani chiamavamo “il fenomeno”; un altro gigante del pallone martoriato da terribili infortuni.
Il cigno di Utrecht
A soli 28 anni, nel 1992, Van Basten si è dovuto arrendere a un destino beffardo, a una caviglia infortunatasi anni addietro durante un banale scontro di gioco. Dico che è il più grande proprio per questo. Non per i gol meravigliosi che gli abbiamo visto segnare, non per la visione di gioco che lo rendevano fenomenale anche nel suggerire ai compagni e non per la classe cristallina e l’eleganza nelle movenze che gli sono valse il soprannome di cigno di Utrecht. Lui è stato il più grande perché ha fatto tutte queste cose nonostante una cartilagine distrutta.
Le fragilità di un campione
Dal suo libro autobiografico, però, viene fuori ben altro oltre allo scintillio degli allori sportivi. Alla breve ma splendente parabola calcistica, infatti, fa da contraltare la non facile infanzia, segnata da una grave tragedia, una vita familiare tutt’altro che idilliaca (la malattia della madre, il distacco del padre interessato più al Marco giocatore che figlio e i rapporti difficili tra i suoi genitori) e, una volta che la palla ha smesso di rotolare, le ansie di un ex-calciatore che ha intrapreso la carriera di allenatore senza esserne convinto fino in fondo.
Il difficile rapporto con gli allenatori e la rottura con Cruijff
“Fragile – La mia storia” è una sincera cronaca dalle ampie sfaccettature umane raccontate con lucida e distaccata freddezza: non a caso, un altro dei soprannomi di Van Basten è stato “ghiacciolo”. Non mancano aneddoti divertenti e tanti dietro le quinte di indubbio interesse come i rapporti complicati con Sacchi, Michels e persino con l’indimenticabile Johan Cruijff, prima maestro e mentore, poi confidente e amico. Il racconto della rottura dei rapporti tra quest’ultimo e l’autore, avvenuta a causa di una lotta di potere per il controllo dell’Ajax, glorioso club olandese, è uno dei punti più alti del libro poiché disegna perfettamente la psicologia del personaggio, che liquida tutta la vicenda con un “che peccato”. E ci mancherebbe altro verrebbe da pensare, dato che Cruijff e Van Basten non si sono più chiariti fino alla prematura scomparsa del mitico Johan nel 2016.
Braccato dal fisco
Un altro tema sconosciuto ai più è quello dei guai con il fisco, sia olandese che italiano (entrambi chiusi con un accordo), che lo hanno travolto nel corso degli anni e che hanno messo seriamente a repentaglio le sue finanze. E qui, va fatta una digressione su quanto clamore abbia fatto e faccia tutt’ora il contenzioso che coinvolge Maradona, al quale è stato riservato tutt’altro trattamento da parte dei media.
Il dolore
L’ultimo punto da toccare è quello relativo al dolore: quello fisico e spirituale, quello che ti provoca sudore da stress, ti impedisce di dormire, di vivere normalmente la vita di tutti i giorni. Che ti priva del tuo amore più grande. Ineluttabilmente. Nel caso di Van Basten è stato senza dubbio il calcio. I suoi problemi alla caviglia hanno ridotto all’impotenza un centravanti che, calcisticamente parlando, era una macchina da guerra; problemi che gli hanno spalancato la porta del ritiro prematuro, una voragine di sconforto dal quale gli sono voluti anni per uscirne. Ed è in questi passaggi che si scopre quanto è stata dura da mandar giù una realtà come questa per un uomo che, per sua stessa ammissione, è allergico alla sconfitta. Un uomo che oggi è assurto ad Achille del football e la cui prematura “morte” sportiva rappresenterà un eterno rimpianto su ciò che poteva essere e non è stato, sulle magie calcistiche di cui saremo per sempre e ingiustamente privati.
Conclusioni
In definitiva, “Fragile” è un libro imperdibile non solo per gli amanti del calcio ma per tutti gli appassionati di sport. Rappresenta anche un monito per i professionisti che, prima o poi, devono fare i conti volenti o nolenti con la fine delle loro carriere agonistiche. Una lezione di vita, dunque, che somiglia a quelle condotte dal classico professore ingessato, distaccato e magari anche piuttosto antipatico ma che, per qualche assurdo motivo, ricorderai finché campi.
Una risposta.
Bella recensione, ben scritta!