La vita secondo Cheeseman

Capita a volte che lo sport diventi metafora di vita e forse la boxe è una di quelle discipline che più sa rappresentare la sfida del quotidiano: resistenza, lotta, sofferenza, coraggio, forza, astuzia, sangue, sudore, vittoria, sconfitta.
Domenica notte, su DAZN, nell'incontro tra Sergio Garcia e Ted Cheeseman valido per il titolo europeo superwelter, è andata in scena una vera pantomima esistenziale. Garcia, il campione in carica, ha vinto dominando dalla prima all'ultima ripresa eppure quello che mi rimane negli occhi e nei ricordi è la prova di Cheeseman, lo sconfitto, questo ragazzotto di 23 anni con il nasone da pugile, le orecchie a sventola e il nome da cartone animato.
"Big Cheese", ovvero Formaggione, così si fa chiamare, le ha prese di santa ragione, sovrastato da un avversario più bravo, più forte, più bello. Eppure, mai che avesse fatto un passo indietro, mai che fosse finito al tappeto. A un certo punto, uno dei telecronisti ha commentato "Cheeseman sembra Rocky" e forse, per una sera, lo è stato per davvero. Mi è venuto da pensare: ma ha perso davvero uno che sa incassare in quel modo, che continua ad attaccare nonostante sappia che, da un momento all'altro, potrebbe arrivare il colpo del ko? No, uno così per me non può conoscere disfatta, uno che non cede al pensiero all'ineluttabile e vive l'incontro come può e sa. Incassando, avanzando, combattendo. Lungi da me trasformare il buon Ted in un santo... non lo conosco minimamente, ciò che so è che a volte le nostre azioni, il modo in cui affrontiamo le sfide che tutti i giorni bussano alla porta, riescono a convogliare significati che assumono il carattere dell'universalità. Mi piacerebbe affrontare la vita così, alla Cheeseman, incurante di ciò che accadrà, vittoria o sconfitta che sia ma con la serenità di chi ha combattuto, di chi ha dato tutto. Chapeau, caro Ted, chapeau.

Rocco Leo